Traguardo

traguardo

Ebbene sì, è con viva e vibrante soddisfazione che vi annuncio che alle h. 20.00 del 30 settembre del 2016 il primo traguardo, quello più difficile e più ostico, è stato tagliato ma siccome che un pochino di stress me lo devo conservare perchè serena serena del tutto io non ci so stare, una cosuccia che mi impegnerà per almeno una mezz’oretta domani me la sono tenuta. E ringrazio tutti per lo stimolo che mi avete dato. Non credo che ce l’avrei fatta senza il vostro aiuto. Grazie …

Procrastinatrice seriale

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Immagine presa dal web – Autore: Marco Gavagnin

Ieri ho letto una cosa in rete che mi ha fatto “infuriare”. Un post scritto in modo mirabile che ho abbandonato a metà perchè mi ha scatenato mille sensi di colpa che non riuscivo a gestire: Confessioni di una disordinata seriale. Era la fotografia impietosa del mio stato di questi giorni. C’è una cosa che devo fare. Il tempo sta per scadere ed io non mi decido mai a metterci mano. Il mio livello di stress aumenta in modo esponenziale man mano che passano le ore ma ancora non mi decido. Mi sto inventando mille pretesti per non metterci mano ma mi tocca farlo ché si sa che lo stress ci fa ammalare ed io “ho già dato” quest’anno, abbondantemente direi. Riuscirò ad uscire da questo stallo? Non sto tanto bene oggi. Anzi, direi che sto piuttosto male in arnese.

P.S. Il “lieto fine” del post che oggi ho finito di leggere non mi ha aiutato a risollevarmi, purtroppo…

Doppio sogno

Il “doppio” è un topos letterario. Molti scrittori ne sono stati affascinati. Arthur Schnitzler ha scritto  a suo tempo in modo mirabile un piccolo romanzo “Doppio Sogno”, appunto, che consiglio in particolare a te, Lea. Potrebbe piacerti.

Il doppio sogno io lo vedo sempre collegato a questa canzone e ne approfitto per postare anche questa:

Qui il doppio sogno a cui ci si riferisce è tutta un’altra storia, completamente diversa da quella che hai scritto tu, come puoi facilmente vedere se ti fermi ad ascoltarla. 😉

Cinque quadri in cerca d’autore. Quadro 1.

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Donna allo Specchio Fonte: web

E’ da circa tre mesi che provo a cercare l’autore di questo quadro. Senza alcun esito. Ho cinque immagini di quadri che mi rappresentano. La “Donna allo Specchio” è quello a cui sono legata più di tutti. Sono immagini che ho trovato sul web anni fa ma che non riesco più a ritrovare. Spero che pubblicarle ora e qui non rappresenti una violazione del copyright. Non lo so davvero come funziona. Anzi, datemi una mano voi, se ne sapete di più. Sono passibile di denuncia o posso legittimamente pubblicare foto reperite sul web? E soprattutto come posso impostare una ricerca che mi conduca all’autore? Io ho cercato su Google Immagini digitando via via i titoli dei quadri ma evidentemente o è sbagliato il metodo della ricerca o queste immagini sono state rimosse dalla rete. Me la date una mano voi?

E’ uno di quei giorni che …

… mi perdo le cose. Io sono disordinatissima ma nel disordine riesco a trovare sempre un po’ tutto quello che mi serve. Oggi no. Una collega mi ha chiesto dei CD che sono sicura di possedere. L’ho rassicurata sul fatto che domani glieli porterò. Dopo una ricerca affannosa di un paio d’ore, tuttavia, ho dovuto arrendermi. Dove possono essere finiti? Dopo avere cercato nei posti più ovvi e logici della casa, non volendo desistere   dovendo ammettere che questa volta è uno di quei giorni che io non mi oriento nel mio disordine, ho cominciato a cercare anche nei posti dove una persona con un minimo di buon senso non farebbe mai finire dei CD.  E qui no, e qui nemmeno e qua non avrei potuto mai ma fammici guardare lo stesso e vediamo anche lì che non si sa mai e … alla fine sono distrutta e dei CD manco a parlarne. Mi sono dovuta arrendere. Ebbene sì. mi sono arresa … Ho provato a chiamare la collega per avvisarla dell’esito infausto della mia ricerca. Non mi ha risposto. Mi ha mandato un messaggino in WhatsApp dicendo che mi richiamerà lei più tardi ché adesso è in chiesa. In chiesa? E il messaggino me l’avrà mandato tra una comunione e un Confiteor.? Segno dei tempi che cambiano, tra una preghiera e un’altra un messaggino a mò di stacco non ci sta mica tanto male in fondo. In chiesa! Io in chiesa ci sono stata l’ultima volta a fine giugno per dare l’ultimo saluto a mia cugina che se ne è andata alla chetichella dopo una malattia veloce e devastante lo stesso giorno in cui l’esito del mio esame istologico mi ha messo addosso l’etichetta di 048. Immaginate il mio stato d’animo di quel giorno! E prima di allora ero stata in chiesa nel 2008 per la funzione funebre con cui abbiamo salutato mio papà. Insomma diciamo che io la chiesa la frequento molto sporadicamente. Un po’ invidio chi ha fede e riesce ad abbandonarsi a pensieri consolatori che io invece non ho. Credo che si viva meglio sapendosi abbandonare a una fede quale che sia. Io, invece, niente fedi a parte la Fede Sarda:

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Foto presa dal web

A proposito dove sarà finita la mia fede sarda? Se un giorno dovessi trovarla, vi posto la foto della mia. Ma non è oggi il giorno giusto. Già ve l’ho detto no? E’ uno di quei giorni che …

Non ci sono più le mezze stagioni

Il titolo del post inevitabilmente mi riporta alla mente la Marchesini e il trio in una delle loro gag più riuscite che potremmo intitolare “La Fiera dei Luoghi Comuni e delle Ovvietà. Ieri sera un commento di Francesca di “Io e te con un the” mi ha fatto fermare un attimo a riflettere e mi ha anche strappato un sorriso un po’ amaro, devo dire. Laddove lei ha commentato “Il tuo è un bellissimo mondo, chi se ne frega delle proporzioni, qua vogliamo essere felici, non proporzionati…” credo che mi si sia dipinto in volto una sorta di ghigno mentre pensavo che sì è vero qua vogliamo essere felici e non proporzionati, che è una legittima aspirazione umana, quella alla felicità dico, ma quante volte nella vita mi sono sentita felice sul serio? Poche, credo. Da lì un po’ di amarezza che ho subito messo tra parentesi pensando ad altro, rivedendo un bel film di Almodòvar Volver e dandomi subito appresso a un bel sonno ristoratore. Poi stamattina è accaduto il miracolo. Dopo essermi tirata via un po’ di peli superflui, operazione che non facevo da qualche mese a questa parte, mi sono spalmata la pelle con uno strato abbondante di olio di mandorla e già in quel momento mi sono sentita diversa, più prossima a quello stato di felicità a cui umanamente io e la mia gamba tagliata aspiriamo come la gran parte dell’umanità. E poi, in compagnia del compagno, siamo andati a finire qui:

Torre Lapillo.jpg

Cala Serena – Torre Lapillo 26.09.2016

Qui mi sono approssimata ancora di più alla felicità di cui parlava Francesca ma quando poi lentamente sono entrata in acqua per fare il primo bagno della stagione? mi sono sentita la donna più felice e fortunata dell’universo mondo. Il bagno è stato me-ra-vi-glio-so e tonificante. Chiare, fresche e dolci acque (dolci si fa per dire, erano salate al punto giusto). Acqua e sale … Straordinaria sensazione di benessere. Acqua e sale …

Mi sono goduta il sole sulla pelle, diméntica del mondo tutto e altro, dentro e fuori. Oblio di sole, con il consenso pieno della mia gamba tagliata e del relativo piede:

piede

Piede della gamba tagliata

 E poi mi sono cercata i materiali per il mio prossimo progetto, progetto ambizioso su cui ancora non vi anticipo nulla.

Quando dopo un paio di ore ho lasciato la spiaggia, la giornata aveva cambiato toni e colori e da estiva era diventata autunnale. Eh già: non esistono più le stagioni di una volta. Dove sono andate a finire le mezze stagioni?

 

Guardate un po’ qui. Che ve ne pare?

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Torre Lapillo a due passi da Cala Serena 26.09.2016

Torre Lapillo: un paese tutto per me e due stagioni in una sola mattina. C’è al mondo qualcuno più felice di me oggi?

P.S. Dopo la doccia altra spalmata di olio di mandorla. Francesca, ma non starò un po’ esagerando? 😉

Che domenica bestiale …

… e non per il consueto pranzo domenicale con la genitrice, che già da solo basterebbe a giustificare il titolo. Scherzo. In realtà il pranzo è stato sereno e indolore. E già nel primo pomeriggio Svirgola, la gamba tagliata, il compagno e un set di cassette di legno facevano serenamente ritorno a casa propria dove venivano accolti da un Beniamino che sembra si stia velocemente ambientando nella sua nuova collocazione in veranda. La veranda in queste case di mare non è un vezzo ma una necessità. Estensione della casa, nella maggior parte dei casi viene utilizzata nelle lunghe serate e nottate estive per prendere un po’ di refrigerio sotto la luna. Svirgola e il compagno, però, sempre un po’ controcorrente, abitano la veranda in primavera, autunno e inverno quando il paese si svuota quasi completamente se non per i duecento trecento residenti dispersi su un territorio di una decina di chilometri. Ci sono dei giorni in cui se non si ha necessità di qualcosa di alimentare o se non si va al bar, l’unico bar aperto quattro stagioni su quattro, si rischia di non vedere anima viva. In realtà queste giornate per me sono “vacanze”; di fatto, dovendomi spostare per motivi di lavoro quotidianamente in un paese a una ventina di chilometri da qui, un paese abitato, vengo a contatto quotidianamente con molte persone ma quando torno a “casa”, ho un intero paese a mia disposizione, un intero paese pressoché deserto dove posso muovermi in completa libertà. Ed è in questo scenario che oggi pomeriggio ho messo mano alla mia ultima “creatura”, “Uccellino in cassetta”. Il povero uccelletto in cartapesta  aspettava da una decina di giorni di essere ultimato e finalmente oggi da grigio che era, ha preso pian piano colore. Rispetto al suo progenitore venuto alla luce tempo fa questa creatura ha colori più tenui, come si conviene a un piccolo e mi sembra che abbia l’aria un po’ smarrita di chi ancora non si orienta bene in questa sua nuova vita.

dscn6635Decorato l’uccellino avevo davanti a me qualche ora di luce. Ho deciso quindi di crearmi il mobile bar ma, volendo sperimentare un po’, ho abbandonato la consueta tecnica decorativa alla curcuma e sono passata alla paprika che sta appestando ancora tutta l’aria attorno a sé. Unita la cassettina alla paprika a due cassette alla curcuma decorate giorni fa, è venuto fuori l’Angolo di Svirgola che vado subito a postarvi.

Angolo di Svirgola.jpgIo lo adoro già non fosse per il lezzo della paprika che però dovrebbe evaporare o no? Quante ore ci vorranno? Mi sa che nel frattempo me ne vado un po’ in veranda …

P.S. Dimenticavo di dirvi che mentre decoravo la cassettina in cortile sentivo uno strano ronzio, mosche? vespe? Non so … non mi sono fatta distrarre. Ma non sarà che la paprika …

Il Salento spiegato a T (quarta puntata)

Questo mio fazzoletto di terra rossa negli ultimi anni va “di moda”. Ed ecco che si organizzano corsi di pizzica per tutta l’altezza della penisola dalle Alpi in giù mentre le friselle,  i taralli, il rustico e il pasticciotto leccese li trovi anche in qualche enogastronomia di Torino se li cerchi bene e il caffè Quarta viaggia nelle valigie di tanti italiani, sia che volino sia che viaggino con altri mezzi. Ma chi voglia conoscere a fondo il Salento deve provare l’Acqua e sale. Piatto estivo della cucina povera salentina, ha pochi ingredienti base. Pane di grano duro bello raffermo, cipolla preferibilmente barlettana, olio extravergine di oliva, pomodorini. Questi sono gli ingredienti essenziali, a cui può essere aggiunto eventualmente ma non necessariamente l’origano. Dopo avere tagliato a dadini di circa tre centimetri il pane, bisogna bagnarlo con acqua e aggiungervi i pomodorini a pezzetti e una cipolla tagliata a strisce. Qualcuno suggerisce di lasciare a bagno per qualche ora la cipolla in aceto di vino, origano e sale per stemperarne l’acredine prima di aggiungerla al resto  ma io questo passaggio non l’ho mai visto fare. Un po’ di acredine di tanto in tanto non nuoce. Non viene fuori una zuppa molliccia se il pane è quello giusto. Il risultato è sorprendentemente buono e dissetante. Mi chiedo come mai non mangio l’Acqua e Sale da tanti anni. L’estate è (quasi) finita ma chissà che non faccia ancora in tempo …

Filo rosso

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Convitato di pietra, chissà se hai voluto giocare a carte scoperte o se sei stato tradito dal gravatar collegato ad altro sito. Solo tu potresti disvelarlo se mai dovessi ripassare a leggere quanto di tanto in tanto scribacchio. Io scrivo sempre per “te”, e in questo “te” di tanto in tanto si incarnano anche “altri” come T, ad esempio, che io ho scelto a mia interlocutrice privilegiata, un’interlocutrice difficile a volte, difficile in modo diverso da come eri tu perchè lei scrive di “cose diverse” ma ne scrive in un modo che ti piacerebbe e anche tanto, secondo me. E’ passata tanta acqua sotto i ponti e tante cose sono cambiate dal tempo in cui tu facevi “incursione” nei miei tanti blog  lasciando parole che mi hanno tenuta “attaccata alla vita” in quel momento di grande confusione e di incommensurabile dolore. Mi hai tenuta attaccata alla vita con le tue parole perchè le parole sono importanti, nel bene e nel male. Qualcuno all’epoca del blog madre pensò addirittura che ti avessi inventato. Te lo ricordi? E invece ti aveva inventato la vita per me, il destino che mi proiettava in avanti laddove io non vedevo niente altro se non un grande buio. “Piove, piano ma piove” scrivevo e poi …la storia di Maria e  le canzoni di Fossati e tanto altro. Ogni tanto ma raramente io ci ritorno nella mia”casa madre” qui in rete, io che sono l’unica ad avere le chiavi di una casa invecchiata e piena di polvere, forse l’unica casa che riconosco come mia, ma non per rileggere i miei deliri passati ma per ritrovare te nelle tue parole. Per risentirti. E ogni tanto quando penso di volere scrivere sul “serio” penso di ripartire da “I racconti dell’Anonimo” perchè così farei se davvero decidessi di uscire dalla dimensione diaristica e scrivere del “mondo altro”. L’assassino torna sempre sul luogo del delitto e meno male perchè in questo grande mondo piccolo piccolo le affinità di spirito ci sono, e ci sono le fratellanze e le sorellanze di parole. Potrei anche dire “il filo rosso”