La tartaruga un tempo fu …

Svirgola’s Tartaruga su noce

Tartaruga.jpgPitturando la mia piccola tartaruga su noce pensavo che mia madre forse aveva ragione quando mi diceva: Certe cose non si dicono … e a casa nostra certe cose non si dicevano, non si dicevano mai. Mai. I sentimenti non si dicevano mai. Forse per questo mi sono messa a scrivere. Se non li potevo dire, almeno li potevo scrivere. Ora che ho una certa età però forse dovrei saperlo che certe volte i sentimenti possono anche non essere scritti. Possono mettere in imbarazzo. Possono essere male interpretati. E chi ce l’ha la chiave per capire certe esternazioni! Devo essere più cauta. Andarci piano. E certe volte sentire senza necessariamente dire e senza necessariamente scrivere. Ma questo post non sarà mica in contraddizione con questa nuova linea di condotta? E chi se ne frega. Così pensavo. Punto.

19 pensieri su “La tartaruga un tempo fu …

  1. Quanto adoro le tartarughe, ne ho di mille materiali e pose a casa….
    Comunque, è inutile discutere oltre credo, già ti sei risposta dicendo che non te ne frega, ciò che pensi non può essere censurato, i pensieri non si imbavagliano, men che meno le emozioni.
    Da qualche parte tocca liberarle….

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  2. Io, in virtù di una esperienza in famiglia simile alla tua, penso che il vero peccato sia non dirle le cose. Una verità detta non può fare più danno di qualcosa che viene taciuto e sotterraneo per ore giorni, anni… per sempre…

    Sì è vero, parlare non mi ha messo alle volte in buona luce, mi ha esposto al pericolo di non essere capita o essere delusa… ma in un luogo che chiamo “casa” voglio poter dire, e vorrei che l’altro si sentisse libero di parlare, che si sentisse “a casa”.

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    • Sì hai ragione. Bisogna dirsele le cose sempre, specie a “casa”. Gilda grazie per la tua vicinanza. Questa è casa per me e mi rendo conto man mano che passano i giorni che sto incontrando una persona più bella dell’altra in questo spazio. Buonanotte.

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      • Sì è un bel posticino. Sarà anche un po’ perché ognuno è libero di parlare di ciò che vuole e coltivare le proprie passioni, qualsiasi siano. Felice di averti incontrata… P.s. l’ebook te lo invio quanto prima! Buonanotte a te 🙂

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  3. c’è una parte di me che vorrebbe ogni angolo di mondo pullulare di esternazioni, un’altra invece dice che va bene anche, o addirittura meglio, senza. Onestamente, io credo che entrambe abbiano ragione. Perché una chiave universale non c’è, per aprire il lucchetto che tiene bloccata la crisalide dell’altrui (e nostro) imbarazzo. Ci sono molti modi possibili per provare ad aprire il tempo in cui essa sarà leggerezza e meraviglia, e non si può granché sapere a priori quale potrà funzionare veramente. Forse un modo più generalizzabile di altri è lasciarsi condurre dal momento, cioè dall’interazione, e quindi da quello che ognuno fa dell’altro. Non è certo facile, bisogna vedersela con strati di resistenze al diverso a volte calcificate, ma è, per me, dove sta quel reciproco che crea un “noi” e un noi che in qualche senso incide il mondo proprio in quanto collettivo, per quanto minimo possa essere. Ci connette come in una danza dove nessuno pesta i piedi all’altro e che si definisce facendola, ogni volta, con ognuno. Che riflessioni serie mi susciti stamattina, Svirgola! 😀 Ma perché la tartarughina sta sulla noce?

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