Sì un po’ di tempo c’è ma non molto. Della mia ultima natività partorita oggi non si può certo dire che non abbia anima. Un’anima ce l’ha, come potete vedere e, fidatevi, avrei dovuto fermarmi all’anima senza pretendere di dare un corpo.

Anima
Anima di filo di ferro e spago. Definiamola: minimale. Mi sembra quasi di vedere una fotografia della mia anima. Essenziale e senza orpelli.
Fatta l’anima è iniziata una prima vestizione. Minimale anch’essa come si può vedere:

Prima vestizione
Alla prima vestizione siamo ancora nell’ordine dell’accettabile. Io, che a volte mi entusiasmo facilmente, intravedevo e presagivo ancora a questo livello un’opera bella. Illusa!
Ad una prima pittura ho cominciato a pensare che forse il corpo non sarebbe stato esattamente all’altezza dell’anima. Ma giacchè c’ero ho deciso di fare la prova del nove. Ma, considerato che cominciavo già a dubitare dell’esito, invece di preparare la pasta di porcellana fredda per i visi che avrebbe reso il lavoro troppo lungo, ho optato per la carta. Stavo per creare la mia prima natività completamente in cartapesta, anima a parte.

Prima pittura
E da questo momento in poi questa natività è diventato un piccolo incubo domenicale. Già i visi sono difficili, ma decorare i visi di cartapesta è un inferno. Lo è stato, almeno, per me. Visi in cartapesta: mai più, lo giuro.
Ed ora, signori e signore … ta ta rullo di tamburi. E’ con viva e profonda insoddisfazione che vi presento la mia ultima natività:

Svirgola’s Freaks – Nativity Scene
Ora, considerato che tra l’anima e l’ultima vestizione sono passate diverse ore, quante cose avrebbe potuto fare Svirgola mentre inseguiva un’idea di corpo? Ai posteri l’ardua sentenza.
P.S. E’ vero che non se la passavano tanto bene quei due ma non vi pare un po’ troppo questa scena. Ne ho fatto due straccioni deformi! Morale: certe volte bisogna accontentarsi dell’anima e smettere di cercare tanto il corpo. Gesù, Maria e Giuseppe, perdonatemi se potete!
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