Oggi 16 ottobre duemilasedici alle h. 7.10 del mattino uscivano da casa, mezzo insonnoliti e un poco mugugnanti, nel seguente ordine: Svirgola, la gamba tagliata, e il suo compagno. Oggi in città, tutti a Lecce. All’ingresso in città, tra clackson strombazzanti di buonora e motorini sfreccianti, ho cominciato a ricordare perchè a suo tempo ho lasciato la città per rifugiarmi nell’amena località di Torre Lapillo. Un traffico come quello di stamattina si vede qui nei mesi di luglio e agosto quando noi altri residenti andiamo in naturale quanto inevitabile estivazione facendo spazio ai “forestieri”, alias bagnanti estivi. Ho dovuto concentrarmi sulla guida come non mi capitava da diversi mesi ormai ché nel mio usuale tragitto tra casa e lavoro, una ventina di chilometri circa, volendo, posso essere multitasking e passare dal blog a una fotografia en passant fumando una sigaretta e immaginando nel contempo il pranzo della giornata, dilettandomi nel frattempo con la musica di Mino De Santis e duettando di tanto in tanto con lui, il tutto in estrema sicurezza senza tema di improbabili sinistri. Eh ma a Lecce, ragazzi no eh! Non provateci nemmeno a fare una cosa del genere! A Lecce non si può. Per cui ero lì tutta intenta e concentrata semaforo dopo semaforo e appena il compagno (mi fa ridere questa espressione … mi fa sempre pensare a “compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce e (ma si può ancora dire?) e impugnate il martello …”), dicevo, appena il compagno provava ad aprire bocca per dire una parola lo zittivo con un categorico “sssh … che mi devo concentrare” e concentrandomi concentrandomi siamo arrivati. Ed eccoci qui, pronti per il “tagliando”, non il mio eh, quello lo faccio tra un po’, ma quello della mia auto. Eravamo tutti felici e contenti (oltre che concentrati!) quando siamo arrivati in questa gita fuori porta. Il preventivo del tagliando ci ha appena smorzato l’entusiasmo, giusto poco poco. L’abbiamo però messo tra parentesi e, sapendo di avere solo tre ore a nostra disposizione, per prima cosa ci siamo precipitati da “Candido” a degustare uno dei migliori cornetti della città. E poi passo dopo passo, in una mattinata che alternava nuvole a sole, ci siamo diretti verso il centro storico. Nei pressi di San Francesco della Scarpa, ricordate la famosa scalinata davanti alla quale in Mine Vaganti i due fratelli si scazzottavano? quello è San Francesco della Scarpa, dicevo nei pressi di cotanto luogo ci siamo fermati in un piccolo negozietto dove abbiamo fatto scorta di curcuma e riso rosso, in quantità. Dopo le vettovaglie ci siamo inoltrati ancora nel centro storico arrivando qui:

Chiesa di San Matteo – Lecce
Da lì siamo passati accanto alla Giulietta Leccese. Eh già perchè ogni città ha almeno una “giulietta”.
E, dato il sospiro che questa storia merita, abbiamo ripercorso alcuni nostri “tragitti” consueti nel centro storico quando abitavamo a Lecce e su Piazzetta Duca D’Atene abbiamo salutato con uno sguardo languido le persiane di una delle case che ci ha visto “felici” anni fa quando a svegliarci di mattina era lo scampanio della chiesa di Sant’Anna che preludeva allo scroscio di luce abbagliante in cui spesso ci perdevamo aprendo la persiana della camera da letto. Ci siamo guardati e ci siamo detti che … no, non ci manca Lecce adesso che la nostra casa è il mare.
P.S. Il resto non ve lo racconto, almeno per ora. 🙂
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