Le mie madonne imperfette conservano le loro imperfezioni anche con il make up di photoshop. Oggi è una giornata strana. Non avevo voglia del pranzo presso la genitrice, Sapevo esattamente come sarebbe andata tanto che al mio compagno prima di andare avevo preannunciato le tre domande o richieste che mi avrebbe fatto nell’ordine esatto in cui me le avrebbe poste.
Domanda n. 1. Ci vai al cimitero quest’anno?
Domanda n. 2. Quando vai dal parrucchiere?
Domanda n. 3. Perchè non ti compri degli abiti nuovi?
Non mi sono sbagliata di una virgola. Le tre domande sono state puntualmente poste nella sequenza prevista. Dovete sapere che io non amo le visite al cimitero. In otto anni sono andata due volte davanti alla tomba di mio padre. Quando l’hanno sepolto e un’altra volta ancora. Non amo le commemorazioni di alcun genere e ho un abbigliamento troppo casuale dal punto di vista di mia madre. Il parrucchiere mi vede due o tre volte l’anno. I tagli sono sempre sollecitati e sempre puntualmente criticati dalla genitrice. Non ama lei i tagli radicali. Io, invece, li preferisco in assoluto. Non solo per quanto riguarda i capelli. Il mio primo taglio radicale è stato intorno ai venti anni. Passai da capelli lunghissimi a zero capelli suscitando una grande perplessità in primis nel parrucchiere che prima di tagliare mi chiese almeno una ventina di volte se ero davvero sicura di quanto stavo per fare. e, a malincuore, alla fine cedette. Mia madre, quando mi vide, si rabbuiò tutta: “Sembri appena uscita da un campo di concentramento”, fu l’unica cosa che riuscì a dirmi. E magari fosse stato così. Dal campo di concentramento in realtà uscii ben otto anni dopo. Dai miei venti ai miei “… anta” abbondanti è sempre stato così. Si passa sempre dal Perchè non ti tagli i capelli al Perchè ti sei tagliata i capelli? Senza soluzione di continuità, da decenni a questa parte. I giorni immediatamente precedenti ad Ognissanti poi le domande viaggiano insieme, come viaggiano insieme gli sguardi di disapprovazione suoi e i nervosismi miei. Oggi però sono stata bravissima. Sono riuscita a non mandarla a quel paese per ben tre volte diverse. Deve essere una conquista dell’età. Almeno quello. Il malumore però non passa ed è partito da stamattina presto quando a dirmi del tremolio della terra di stamattina è stato Tullio, che ha avuto la ventura di sentirsi la terra tremare sotto ai piedi. Da quel momento in poi è stato tutto un susseguirsi di notizie, di telefonate per accertarsi che amici e parenti sulla dorsale appenninica stessero bene. Con dentro quel senso di impotenza e di sbigottimento di quando succedono queste cose qui, che noi non ci possiamo fare proprio niente. Manco dire una sola parola che abbia un senso. Niente. Proprio nulla.
Dopo l’inevitabile pranzo con la genitrice, il pomeriggio è passato pigramente in casa. Niente uscite. C’era un bel sole oggi ma anche una tramontana di quelle che preannunciano un cambio di stagione e di armadio. Potrebbero essere questi i giorni giusti per fare il cambio dell’armadio. E poi mi sono divertita un po’ con le mie madonne e photoshop. This is the end of a very gloomy Sunday. Speriamo che domani la musica cambi almeno un po’.
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