Adriana!!!

Il primo anno che stavo in Sardegna, dopo appena qualche giorno che era iniziata la mia avventura sarrabese, mi imbattei in una strana donna di nome Adriana. Adriana era una collega che di primo acchito non risultava particolarmente simpatica. Ebbene sì, sembrava proprio avere la puzza sotto al naso e mai prima impressione fu più clamorosamente smentita; completamente diversa da me, non aveva mai nulla fuori posto e sfrecciava con la sua macchinetta nera in tutto il Sarrabus sempre a ritmo sostenuto, ritmo che eguagliava quello della sua lingua. Parlava Adriana, parlava, parlava. Era davvero piuttosto logorroica. Credo che appena mi conobbe, riuscì ad estorcermi tutte le informazioni personali che potette e mi squadrò da capo a piedi, era più alta di me Adriana, facendomi una vera e propria radiografia, dopo la quale io decisi e stabilii una volta e per tutte che quello sarebbe stato il mio primo e ultimo contatto con una persona del genere, No, no, Adriana ed io eravamo del tutto incompatibili. Non c’era da avere alcun dubbio su questo. Inutile dire che mi sbagliavo su tutti i fronti. Io avevo ritmi tutti miei e tutti strani per una come Adriana. Ero giovane e avevo tutta la vita davanti, le mie giornate non duravano ventiquattro ore come quelle degli altri ma duravano di più, molto di più. Ero giovane, sola in terra straniera, felice della mia nuova indipendenza economica e della casetta che mi ero trovata vicino a scuola, vicina vicina così che in un balzo solo passavo dall’ultima lezione che finiva a mezzanotte (insegnavo in un serale) al lettone a soli duecento metri. La mattina poi, che ero libera, la passavo a scoprire ogni angolo del paradiso dove avevo avuto la ventura di finire. Quando il paese fu tutto scoperto cominciai a fare dei giri più larghi e i “giardini” mi iniziarono alla magia delle zagare in fiore che rilasciavano un profumo così intenso che se solo ci penso un attimo mi sembra di risentirlo anche da qui, ora, a distanza di tanto tempo. Che tempo quello!!! Ma sto divagando. Magari ci tornerò in un altro momento a quei tempi che tanto ne avrei da raccontare. Ora fatemi tornare ad Adriana. Adriana si insinuò piano piano nella mia vita, ché io sono un po’ schiva. Mi prese sotto la sua ala protettiva e più volte si offrì di accompagnarmi a fare la spesa. E’ vero che ero giovane ma portarsi le casse d’acqua a mano inerpicandosi su per la salita di casa mia era davvero impresa piuttosto ardua per cui piano piano cominciai a cederle terreno e tra una spesa e l’altra, un caffè e l’altro e qualche giratina sulla costa attorno al paese, cominciò la nostra bella amicizia. Un giorno Adriana mi chiese: Ma tu, la patente ce l’hai? E alla mia risposta affermativa decise  in modo incontrovertibile che era arrivato il momento per me di comprarmi una macchina. Io inizialmente mi schernii Ma no!!! Ma che me ne faccio di una macchina? A che mi serve? Io me la cavo anche così. E poi sì è vero che la patente ce l’ho ma non mi ricordo neanche come si mette in moto una macchina. Le ci volle mezzora circa per sfoderare almeno duemilaecinquecento motivi per cui era davvero giunta l’ora di comprare una macchina. Inutile dire che il giorno dopo eravamo già in concessionaria a perfezionare un acquisto di una Polo Fox di seconda mano, usato garantito dal concessionario amico intimo di Adriana. E fu così che, disbrigate le pratiche formali, in men che non si dica mi ritrovai con una Polo Fox tra le mani. Ora il punto è che io avevo una fottutissima paura nel guidare. Mi sembrava che non avrei mai potuto avere il controllo vero e pieno di questa volpe che mi portava in giro e cominciavo a pensare di avere fatto un errore colossale a comprare questa cosa qui che mi metteva tanta paura. Adriana, però, che aveva sempre una risposta per tutto mi comprò una bella P grande grande che mi aiutò ad esporre sul vetro posteriore della Polo. Ecco, mi disse … ora non hai più niente da temere. Da questo momento lo sapranno tutti che sei una principiante, staranno accorti gli altri. Tu non preoccuparti. Vedrai che in men che non si dica sfreccerai in tutto il Sarrabus più veloce di me. Quanto si sbagliava in questo!

Cinque anni dopo uno studente così ex abrupto un giorno mi disse: Prof, gliela posso fare una domanda? Come no?, risposi, dimmi. Prof, sono cinque anni ormai che ci conosciamo, siamo vicini al diploma … ma com’è che lei è sempre una P? Inizialmente feci un po’ fatica a capire di che cosa stava parlando. Poi focalizzai l’enorme P di Adriana sul retro della mia Polo e accennai un mezzo sorriso per tutta risposta. Non so se risposi anche a parole. Non me lo ricordo.

So che, tornata a casa, passai tutto il pomeriggio a togliere questo enorme adesivo dalla mia Polo. Non si può essere principianti a vita!!! 😉

P.S. Adriana io l’ho persa ma prima o poi la ricerco, mi sa.

4 pensieri su “Adriana!!!

  1. Può a un certo punto perdere la sua necessarietà quella principianza intesa come ridimensionamento del senso di autoresponsabilità per un’imperizia, il quale spesso ci fa stagnare veramente a lungo. Però, forse resta utile a vita quel sentimento di principianza che porta con sé l’apertura verso cose mai fatte, o appena appena tentate: è quel tuttavia-mi-è-possibile che aiuta ad attraversare mondi nuovi continuamente.

    Il tuo periodo sardo mi riempie di curiosità..

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