Il riconoscersi
fu semplice.
Ti corse accanto al passo
ad onda
e a tratti un po’ malcerto
una banderuola di maestrale gonfia
che a mò di balaustra
ti accompagnò alla destra.
Alla sinistra del mio, di passo,
la stessa banderuola
guardò la falda del cappello
che mi rimase accartocciata
nello zaino semiaperto
dove avevo nascosto
il nostro segno di riconoscimento
di cui non ci fu bisogno alcuno.
Ed io che non amo tanto i versi
mi dico
in questa notte dilatata
che l’avrei riconosciuto
tra mille
il passo
che t’ho osservato
per tutto il giorno.
C’è una certa piega
che il tuo piede sinistro
prende
a tratti
una piega verso il dentro
verso il tuo piede destro
e lì
ho temuto che
potessi inciampare
a momenti.
In quella piega
mi è sembrato
di intravedere
poesia.
E mi dico
in questo notturno di te
che forse in certi passi
e incanti
si nasconde
il senso
del nostro claudicante
incedere
nella fatica di questo nostro
vivere.
Ancona, 12 agosto 2017 (h. 2.30 del mattino)
P.S. Prosa lirica nella forma di (quasi)versi a scandire le pause e il respiro del cuore notturno. Non riesco a immaginare niente di meglio che la canzone che segue come accompagnamento ai miei (quasi)versi notturni.
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