Che sarebbe il salentino per … c’era una volta una gatta gonfia. E’ più di un mese che manco dal blog. Oggi ritorno per un saluto e un piccolo aggiornamento. Sto bene. In questo mese e più ci sono stati grandi cambiamenti nella mia vita. Ho adottato due gatti a tempo pieno e una gatta a tempo parziale. Non ho creato moltissimo in questo periodo. Tra le poche cose nuove c’è la gattona in pietra che, finita in cappello, è diventata una lampada:
Prima della gattona è nata anche la ranocchia dall’occhio grande che vedete quaggiù:
Io e le mie ultime creature vi auguriamo una splendida domenica. 🙂
Dopo un bel po’ di giorni, sono tornata a dipingere con i miei consueti pennelli ché in Olanda i pennelli Van Gogh non li ho trovati. Dopo le pietre, gli ossi di seppia e le tele, siamo arrivati alle egagropile (che si chiamano anche egagropili), ma io preferisco il femminile. Suona meglio. Quindi dicevo che oggi abbiamo sperimentato un nuovo materiale che è magicamente spuntato dal … cortile. So che qualcuno si aspettava uno dei letti della casa ma a sto giro vi ho fregato. Le egagropile trovavansi in cortile e da lì le ho fatte ingredire fino ad arrivare al mio tinello laboratorio. Ma bando alle ciance, vi faccio vedere che cosa ho combinato oggi nel pomeriggio:
Svirgola’s Egagropile di Punta Prosciutto
Mi sono entusiasmata con le egagropile, come mi succede con tutte le cose nuove. Mi piacciono. Voi che ne dite?
P.S. Il racconto del viaggio in Olanda verrà al momento giusto. 😉
Ieri sera ho visto un film bello e terribile Tom à la ferme. La canzone che dà inizio al film mi ha riportato inevitabilmente ai mulini di Kinderdijk di cui vi scriverò a breve.
Stazione d’Ancona, h. 10.10 del mattino. Siamo (quasi) pronti per partire. Accendiamo l’ultima sigaretta dando un’occhiata al monitor. Il treno è in orario. Tra qualche minuto dovrebbe essere qui. Ah … eccolo qui. La carrozza è la terza e il compagno ci ha visto giusto. La carrozza n. 3 si ferma proprio davanti a noi. Lei esce per prima. Vedo per prima una criniera folta e fulva, poi spunta la sigaretta. L’abito è a fiori su fondo nero. Il resto lo intuisco al volo. Scendono degli altri passeggeri e poi saliamo a bordo noi. Carrozza 3 posti 64 e 66. Ci sistemiamo comodamente e rapidamente e già il treno riprende la marcia, col compagno bello contento Meno male che siamo a favore di marcia. Pochi minuti e torna lei: capigliatura folta e fulva su un abito a fiori. Si abbandona sul sedile di fronte al compagno non prima di essersi prodotta in un sospiro lungo e potente. Si dà un’occhiata attorno e comincia: Ah maledette sigarette. Bisognerebbe proprio smettere eh … ma io non ce la faccio. E dire che mia madre c’è morta e mia zia … l’abbiamo ripresa per i capelli. L’ho ripresa io stessa con quattro medici del 118. Ha preso ad ansimare sull’ultima sigaretta. Le abbiamo dovuto dare l’ossigeno. Non respirava più. Inforco un paio di occhiali da sole e tiro fuori la Settimana Enigmistica. No, no, io non ci parlo no. Comincia male questo viaggio con tutte queste morti … . Il compagno, invece, abbocca ed anche bello e contento. E’ un chiacchierone lui. Tra una orizzontale e una verticale, però, mi arriva bello e distinto il discorso e non posso astrarmene. E così scopro che la zia almeno si è salvata, lei non è morta. Ha smesso (di fumare) ed ora respira. Ah quanto respira bene adesso!!!
Poi attacca: Dove andate voi? E il compagno: scendiamo al capolinea, Lecce. E lei, io vengo da Cattolica, dove abito da trent’anni.
Io mi sento un po’ sollevata. Forse si cambia discorso. Fra un’orizzontale e una verticale sorrido.
Intanto lei: Ma è morta Cattolica, non è più com’era un tempo. Ora è morta. Adesso va Riccione. Sta morendo anche Rimini. C’è rimasta solo la droga e la delinquenza a Rimini … ma io non sono di Cattolica, sono abruzzese, di Tortoreto e sto scendendo per un funerale. Mio cugino … è morto di non si sa che cosa. Gli hanno fatto l’autopsia. E’ morto lunedì e gli fanno il funerale venerdì. Strano, no?
La mamma, la zia (ah no, quella si è salvata, Cattolica, il cugino …). Tra un’orizzontale e una verticale, mi verrebbe di suggerire al compagno di toccarsi poco poco ché non si sa mai … e intanto siamo al confine tra Marche e Abruzzo. Io che sono a favore di marcia mi vedo scorrere velocemente accanto Alba Adriatica e a lei che chiede Dove siamo? rispondo “Alba Adriatica” (che è un bel nome tra l’altro che fino a ieri non avevo mai notato) e lì comincia un certo sbrilluccichio negli occhi della fulva. Che emozione! Che emozione! E’ la prima volta che torno nella terra mia dopo tanto tempo. Che emozione! Quindi siamo vicini a Tortoreto? Che emozione.
Tempo qualche minuto ed eravamo a Tortoreto e lì lei si è agitata indicando un punto che vedeva solo lei e gridando: Quella è la strada dove sono nata e quello è l’istituto agrario … che emozione!!!
Tra un’orizzontale e una verticale, mi si sono riempiti gli occhi di lacrime, dietro gli occhiali da sole perchè la fulva ha emozionato pure me sull’intercity Bologna-Lecce del 17 agosto 2017. A Giulianova è scesa. Io mi sono guardata attorno con curiosità facendo scivolare lo sguardo sulle colline sopra la stazione.
Non vi racconto il resto del viaggio se non per sommi capi. Il treno è arrivato in orario. E dopo una mezzoretta siamo arrivati a casa nostra a Torre Lapillo. Di sera poi, siamo andati a trovare la genitrice e siamo inciampati nella processione che io ho filmato per un piccolo pezzo. Io adoro le “processioni”. Il fervore devozionale mi fa sempre fremere una corda del cuore. Ed è così che la serata si è chiusa su un’altra emozione. Insomma una giornata densa di emozioni!
Il primo video l’ho fatto io ieri sera. Il secondo è il magnifico racconto che Mino De Santis fa delle feste patronali. Se decidete di sceglierne solo uno, prendete il secondo che è meglio. 😉
P.S. Ed ora vado a prepararmi la valigia per l’Olanda ché domani si riparte …
Per accompagnarti … io ti accompagnerei, anche se so per esperienza che certi viaggi sono sempre in solitaria, o almeno così sembra, certe volte.
Poi capita che nel percorso ci si giri a guardare anche solo di tre quarti per ritrovarsi appresso il nostro stuolo di fantasmi, una sorta di silenzioso seguito, fastidioso come certe mosche appiccicaticce nei giorni d’estate.
Per accompagnarti … ti accompagnerei e come dalle mosche d’estate t’arriverà il ronzio che non saprai tacitare.
Odio le feste comandate con tutte le loro frenesie. E’ un odio profondo che viene da lontano e non è un antipatico arricciarsi di naso radical chic e un poco snob. Adoro, al contrario, chi sa abbandonarsi al clima della festa, in semplicità. Ieri io e il compagno abbiamo vagato per tutta la mattina nel Parco del Cardeto, qui in Ancona. Da lontano abbiamo guardato il Campo degli Ebrei, tutto sbarrato da ringhiera e cancello chiuso a lucchetto. Il Cimitero degli Inglesi sempre barrato e chiuso a lucchetto l’abbiamo vagamente percepito, passandoci accanto, tutto pieno di vegetazione e rovi così com’è. Siamo quindi arrivati al faro ottocentesco. Poi da lì, prendendo il sentiero dello Scataglini, abbiamo preso a scendere, fotografando la città dall’alto fino a incontrare un gatto bellissimo a quasi fine percorso, che ci ha guardato con aria un poco ironica. Da lì ci si è aperta Ancona vecchia. Deserta di avventori e di rumori. Chiese, bar e negozi rigorosamente chiusi, come conviene a una città che si riversa tutta al mare nel dì ferragostano. Ci sarebbe piaciuto concludere con la pinacoteca, salvo scoprire che era chiusa e non solo per il dì di festa ché chiusa è per la maggior parte del tempo.
Ci siamo consolati con un bel pranzo luculliano che Luisa ci ha preparato, tanto per cambiare e ora dopo ora abbiamo atteso la fine del ferragosto dormicchiando e sgranocchiando noccioline e ceci tostati. Punto.
P.S. Prosa lirica nella forma di (quasi)versi a scandire le pause e il respiro del cuore notturno. Non riesco a immaginare niente di meglio che la canzone che segue come accompagnamento ai miei (quasi)versi notturni.
Tra qualche giorno partirò per l’Olanda. Ora il problema è: se colì è meglio non mangiare uova e derivati, oltre alle aringhe, di che cosa mi ciberò? E poi che effetti farà il fipronil sugli umani?
Mentre il mondo impazza tutto attorno a me io ho iniziato la mia settimana di riposo assoluto. Me ne spettano due in tutto l’anno, una a gennaio ed una ad agosto. In quel delle Marche in queste due settimane, io dormo. Già ieri in treno mi sono fatta 5 ore su poco più di sei di sonno profondo. E poi di notte, presto, fino a stamattina … sonno. Il caldo (dis)turba un po’. All’una mi sono svegliata che il mio corpo era un tutto unico sudaticcio con le lenzuola e solo una pala sulla testa mi ha consentito di arrivare fino al mattino. Pensando di trovare un minimo di refrigerio verso le sette io e il compagno ci siamo fatti una passeggiata di un’oretta scrutando il cielo in cerca di una implausibile promessa di pioggia. C’erano due nuvolette che. però, non hanno mantenuto la flebile promessa.
Monte Conero da Cittadella (Ancona)
Viaggio con bagaglio minimo. Non ho pietre, nè pennelli, nè matite nè alcunchè. Giusto un libro con me che intendo leggere ché mi sa che è proprio un gran libro.Lo leggo oggi tra una pennichella e l’altra. Quest’anno, tra tutti i vari passatempo che mi sono inventata, ho trascurato la lettura. Provo a rimediare
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